MONDO
Il Presidente siriano Assad all'AFP: "Riconquisterò l'intero Paese, ma ci vorrà tempo"
Riconquisterò tutto il Paese ma potrebbe volerci molto tempo: è la promessa fatta dal presidente siriano, Bashar al-Assad, in una intervista in esclusiva all'agenzia di stampa France Presse.
L'esercito governativo siriano tenterà di riconquistare tutta la Siria "senza alcuna esitazione", ha assicurato Assad. Tuttavia, ha aggiunto, il coinvolgimento di protagonisti regionali "significa che la soluzione richiederà molto tempo e un alto prezzo".
Ok ai negoziati ma "non fermiamo la lotta al terrorismo"
Il presidente siriano, Bashar al-Assad, ha dichiarato di sostenere i negoziati per una soluzione diplomatica del conflitto in corso ma ha ribadito che non fermerà la guerra al terrorismo. "Noi crediamo fermamente nei negoziati, tuttavia, se negoziamo, non significa che fermiamo la lotta al terrorismo. Le due strade sono inevitabili in Siria", ha affermato.
Il rischio dell'intervento di Arabia Saudita e Turchia
Secondo il Presidente siriano non sarebbe da escludere un intervento armato da parte di Arabia Saudita o Turchia, intervento che "le forze siriane certamente contrasterebbero". In particolare, la Turchia è "il principale canale di rifornimento per i terroristi" e l'offensiva in corso ad Aleppo mira a "interrompere i collegamenti fra la città e il confine turco".
Assad rigetta accusa Onu di "crimini guerra". L'Ue deve aiutare i siriani a tornare a casa
Il presidente siriano Bahar al Assad rigetta definendola "politicizzata" l'accusa di "crimini di guerra" lanciata di recente dalle Nazioni Unite ed accusa l'Europa di essere "la causa diretta" della fuga dei siriani dal loro Paese.
Le Nazioni Unite hanno criticato aspramente il governo di Assad di "sterminare" prigionieri nelle sue carceri e centri di detenzione, ma per il rais di Damasco queste accuse "sono al servizio di un progetto politico (...) e non forniscono alcuna prova".
Per il presidente siriano l'Europa deve smettere di "dare copertura ai terroristi". Quindi Assad ha invitato i governi europei "che sono stati una causa diretta per l'emigrazione di queste persone ... ad aiutare i siriani a rientrare nel loro Paese".
L'esercito governativo siriano tenterà di riconquistare tutta la Siria "senza alcuna esitazione", ha assicurato Assad. Tuttavia, ha aggiunto, il coinvolgimento di protagonisti regionali "significa che la soluzione richiederà molto tempo e un alto prezzo".
Ok ai negoziati ma "non fermiamo la lotta al terrorismo"
Il presidente siriano, Bashar al-Assad, ha dichiarato di sostenere i negoziati per una soluzione diplomatica del conflitto in corso ma ha ribadito che non fermerà la guerra al terrorismo. "Noi crediamo fermamente nei negoziati, tuttavia, se negoziamo, non significa che fermiamo la lotta al terrorismo. Le due strade sono inevitabili in Siria", ha affermato.
Il rischio dell'intervento di Arabia Saudita e Turchia
Secondo il Presidente siriano non sarebbe da escludere un intervento armato da parte di Arabia Saudita o Turchia, intervento che "le forze siriane certamente contrasterebbero". In particolare, la Turchia è "il principale canale di rifornimento per i terroristi" e l'offensiva in corso ad Aleppo mira a "interrompere i collegamenti fra la città e il confine turco".
Assad rigetta accusa Onu di "crimini guerra". L'Ue deve aiutare i siriani a tornare a casa
Il presidente siriano Bahar al Assad rigetta definendola "politicizzata" l'accusa di "crimini di guerra" lanciata di recente dalle Nazioni Unite ed accusa l'Europa di essere "la causa diretta" della fuga dei siriani dal loro Paese.
Le Nazioni Unite hanno criticato aspramente il governo di Assad di "sterminare" prigionieri nelle sue carceri e centri di detenzione, ma per il rais di Damasco queste accuse "sono al servizio di un progetto politico (...) e non forniscono alcuna prova".
Per il presidente siriano l'Europa deve smettere di "dare copertura ai terroristi". Quindi Assad ha invitato i governi europei "che sono stati una causa diretta per l'emigrazione di queste persone ... ad aiutare i siriani a rientrare nel loro Paese".